Le creature marine nel mito greco

Le creature marine che nella mitologia greca popolano i mari sono esseri straordinari e si dividono in semplici animali e creature mitologiche, alcune delle quali impropriamente definite mostri.

Quest’ultime sono spesso protagoniste in specifici episodi del  mito, come Scilla o il Ketos, o accompagnano divinità e sono spesso raffigurati sui reperti, come gli Ippocampi.

Ma andiamo con ordine e approfondiamo le più famose…

CREATURE MARINE MITOLOGICHE
1.SCILLA

Il mito narra che Scilla fosse una bellissima ninfa amata da Glauco, ma che non ricambiava il suo amore. Il dio allora chiese aiuto a Circe affinché, con una pozione, facesse innamorare Scilla di lui.

La maga (che ricordiamo era anche dea perché figlia del dio Helios), invaghita del giovane, tentò di sedurlo, ma fu respinta. Irata e in preda al desiderio di vendetta, decise di punire l’amore di Glauco per Scilla e la ninfa stessa. Come ci narra Ovidio, andò di nascosto dove Scilla era solita farsi il bagno e avvelenò le acque:

contamina e inquina coi suoi portentosi veleni,

sparge liquidi colati da radici nocive,

e vi mormora sopra con la sua bocca magica

una formula oscura di strane parole per nove volte tre volte.

Scilla arriva, e si era appena immersa fino a metà del ventre,

quando si vide l’inguine deformato da cani latranti:

prima non crede che siano parti del suo corpo,

li sfugge, li caccia –  ha paura dei musi

protervi dei cani ma, fuggendoli, li trascina dietro

e, cercandosi i piedi, le gambe, le cosce

trova al loro posto musi da Cerbero.

Poggia su cani rabbiosi e tiene insieme i loro dorsi

con l’inguine mozzo da cui emerge il ventre.

La pianse Glauco, che l’amava, e fuggì via delle nozze con Circe,

che troppo crudelmente aveva usato le erbe.

Scilla rimase là, e alla prima occasione

si vendicò di Circe togliendo i compagni ad Ulisse

         [Ov. Met. 14, 51-71; trad. it. G. Paduano]

Un esempio di rappresentazione di Scilla si trova nel cratere a campana di fabbrica beota del 450-425 a.C. e conservato al Musée du Louvre, inv. CA1341.

Foto da collections.louvre.fr.
2.CARIDDI

Cariddi era posta sul versante siciliano, di fronte a quello calabrese di Scilla. Non esistono sue rappresentazioni, ma dobbiamo immaginarla come un immenso vortice che risucchia le navi. Celebre la descrizione che troviamo nell’Odissea:

Cariddi gloriosa l’acqua livida assorbe.

Tre volte al giorno la vomita e tre la riassorbe

paurosamente. Ah che tu non sia là quando assorbe!

[…]

Così per lo stretto navigavamo  gemendo.

Da una parte era Scilla, dall’altra la divina Cariddi

paurosamente ingoiava l’acqua salsa del mare;

ma quando la vomitava, come su grande fuoco caldaia,

tutta sembrava rimescolarsi di dentro, e la roccia

rombava terribile; in fondo la terra s’apriva,

nereggiante di sabbia. Verde spavento prese i compagni.

Guardavamo Cariddi, paventando la fine.

[Hom. Od. 12, 104-106; 234 ss. Trad. it. G. Paduano]

3.ketos

Secondo la descrizione di Filostrato [Philostr. Jun. Im.12] era una creatura con un enorme corpo sinuoso e avvolto in spire, tanto grandi da sembrare isolotti, aculei in fronte e tre fila di denti uncinati per trattenere meglio la preda afferrata.

In realtà sarebbe più corretto parlare di ketoi, al plurale, perché in effetti sia nel mito che nell’iconografia se ne ricordano più di uno. Nel mito famosi sono la lotta contro Herakles per salvare Hesione e lo scontro con Perseo per liberare Andromeda. Nelle immagine vascolare e negli altri reperti, infine, spesso sono rappresentati a coppie e l’iconografia cambia a seconda della cronologia, fino addirittura avere pinne piumate e altre particolarità anatomiche non sempre presenti (es. corna).

Un esempio di ketos è quello del mosaico conservato al Palazzo Massimo alle Terme a Roma, proveniente  da Caulonia (Casa del Drago) e risalente al III sec. d.C.

Foto da lamoneta.it.
4.IPPOCAMPi

Tutte le fonti concordano sul fatto che gli Ippocampi siano delle creature aventi la parte davanti equina e dal ventre in poi quella di pesce. Posseggono, quindi, due zampe di cavallo  anteriori e sono esperti nuotatori. La loro funzione era quella di trainare il carro di Poseidone. Erano rappresentati spesso sui reperti, spesso cavalcati da Ninfe o insieme a divinità marine, quali Poseidone o Anfitrite.

Un esempio si trova sulla kylix attica del 520-500 a.C. conservata al British Museum di Londra (inv. B428).

Foto da britishmuseum.org.
5.Sirene

In realtà le Sirene non sono vere e proprie creature marine, ma di certo vivono in un contesto legato al mare e quindi creo sia giusto inserire anche loro nell’elenco.

Famoso è l’avvertimento che Circe fece nell’Odissea a Ulisse:

Alle Sirene prima verrai, che gli uomini

stregano tutti, chi le avvicina.

Chi ignaro approda e ascolta la voce

delle Sirene, mai più la sposa e i piccoli figli,

tornato a casa, festosi l’attorniano,

ma le Sirene col canto armonioso lo stregano,

sedute sul prato: pullula in giro la riva di scheletri

umani marcenti; sulle ossa le carni si disfano.

         [Hom. Od. 12, 39-46; trad. it. G. Paduano]

Le Sirene sono essere terribili, a cui nessuno può resistere. Da un punto di vista iconografico erano in realtà donne-uccello. L’iconografia si è man mano evoluta e il corpo di uccello si trasforma e diventa più umano con seno, braccia e ventre. La forma di donna con coda di pesce, invece, risale solo all’epoca medievale.

Un esempio di Sirena si trova sul dinos attico a figure nere attribuito a  Sophilos, datato al 580-570 a.C. e conservato al British Museum di Londra ( inv. 1971,1101.1).

Foto da britishmuseum.org.

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