La menta: ninfa degli Inferi e pianta aromatica

menta
Gemma in sardonica, T9. Persefone trasforma la ninfa Menthe in pianta. Foto da Beazley Archive.

L’orto, croce e delizia per chi come me è appassionato di giardinaggio! Oggi ho messo a dimora le piante aromatiche e mi è balenato in mente di fare un post su una di esse: la menta, grande protagonista in tutti i campi, dal mito all’arte culinaria, e collegata al ratto di Persefone. Scopriamola insieme…

La menta è una pianta aromatica collegata a Demetra e Persefone, sia nei riti che nel mito.

Nel precedente post, La stagione dell’amore, abbiamo visto come era spiegata, prima per i Greci e poi per i Romani, l’alternanza delle stagioni e abbiamo analizzato il mito del ratto di Persefone compiuto da Ade, invaghito della giovane dea sua nipote, e che portò alla disperazione della madre di lei, la dea Demetra. Il mito della ninfa Menthe è il proseguo di esso.

Varianti del mito:
  1. la ninfa era un’amante di Ade che, abbandonata dopo l’arrivo di Persefone negli Inferi, lanciò ingiurie contro la dea, professandosi addirittura più bella. Ciò provocò l’ira di Persefone che la smembrò, salvo poi essere trasformata da Ade nella famosa pianta.
  2. una variante del mito narra che fu la stessa Demetra a punirla, calpestandola sotto i sandali e riducendola in polvere. Da essa la ninfa risorse come pianta.
  3. Demetra incontrò un pianta di menta selvatica durante la ricerca della figlia rapita e tale fu il suo odio per lei che la condannò alla sterilità.
  4. fu trasformata da Persefone, mossa a compassione dalle lacrime della ninfa che stava per essere violentata da Ade.

Come le altre piante legate a queste divinità, il legame della menta con la sfera ctonia (legata alla terra e connessa con le divinità collegate alla vita terrestre o sotterranea) fa di essa una metafora del ciclo vita – morte –  rinascita. Acquista, quindi, un enorme potere spirituale e magico ed era usata in particolari riti legati a questi temi.

Usi:

La pianta era usata nei riti magici, funebri e matrimoniali e nelle cure mediche. è doveroso sottolineare che vi è una differenza tra la Grecia e Roma: nella prima se ne proibiva l’uso (cfr. Ippocrate, De morbo sacro) e spesso le fonti ne sottolineano gli aspetti negativi legati al suo consumo, a Roma invece era usata persino nei matrimoni e in moltissime ricette culinarie.

  1. Riti magici.
  2. Riti funebri. Era usata per eliminare la puzza dei cadaveri, insieme al rosmarino e al mirto.
  3. Cure mediche. Aveva proprietà sterilizzanti sulla donna e di perdita di virilità nell’uomo. Usata contro gli spasmi e i dolori intestinali, come analgesico e sedativo.
  4. Riti matrimoniali. Esclusivamente nella Roma antica, era usata nell’intreccio della corona (Corona Veneris) usata sul capo dei giovani sposi per augurare l’inizio di una nuova vita insieme e un buon matrimonio.
Ingrediente nella cucina della Roma antica:

Largamente usata per insaporire i piatti, si trova in pietanze rustiche, in intingoli e salse. Essa era utilizzata, ad esempio, nell’epityrum, una sorta di paté di olive e spezie, nel moretum, una sorta di crema a base di formaggio, erbe aromatiche e aceto, nelle insalate, in una salsa bianca per carni, a base di erbe aromatiche e vino, in una per pesci, insieme con il codino, l’aceto e il miele e nei condimenti piccanti, con la ruta, il pepe e salsa di pesce.

Se vuoi approfondire queste pietanze, ti consiglio la lettura dell’approfondimento della dott.ssa Annamaria Ciarallo sulla cucina pompeiana, il De re coquinaria di Apicio (il più famoso cuoco della Roma antica), a cura di Clotilde Vesco, e i libri Vita romana. Usi, costumi, istituzioni, tradizioni di Ugo Enrico Paoli e La pazza tavola. Il cibo nella letteratura romana di Emily Gowers.

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