Di qualche giorno fa è la notizia del ritrovamento di tracce di vino in un vaso datato intorno al 3000 a.C. (leggi il comunicato ANSA) nel sito archeologico di Aradetis Orgora, in Georgia.
Cerchiamo di capire insieme di cosa si tratta per apprezzare la straordinaria importanza di questo ritrovamento…
1.Iniziamo a inquadrare geograficamente la Georgia.
Il nome deriva dal greco γεωργ (georg), termine che indica l’agricoltura, estremamente prospera in queste terre.
Confina a nord e a nord-est con la Russia, a sud con la Turchia e l’Armenia, a sud-est con l’Azerbaigian e a ovest col Mar Nero. La capitale è Tbilisi.
Dal punto di vista fisico è compresa tra due catene montuose, il Grande Caucaso (nord) e il Piccolo Caucaso (sud), e presenta pianure e valli estremamente fertili: sul versante occidentale la valle del fiume Rioni, in cui si trova la pianura della Colchide, che si affaccia sul Mar Nero, e sul versante orientale la valle del fiume Kura, che sfocia nel Mar Caspio.
2.Proseguiamo approfondendo il sito di Aradetis Orgora.
Si trova nella provincia di Shida Kartli, a circa 100 km da Tbilisi.
Esso occupava una posizione strategica su una delle principali vie di comunicazione nel Caucaso meridionale, era infatti situato vicino alla confluenza del fiume Prone con il Kura, dominando quindi la ricca pianura.
L’area archeologica si estende su una superficie di 40 ettari circa e comprende tre diverse collinette (il Tumulo principale o Dedoplis Gora , cioè la Collina della regina, il Tumulo settentrionale e il Tumulo orientale), una vasta area di sepoltura a nord (la Necropoli Doghlauri) e un villaggio a est. [Nota bene: nella foto i diversi tumuli sono indicati col nome inglese mound: Main Mound – Dedoplis Gora; N Mound – Tumulo settentrionale; E Mound – Tumulo orientale].
Presenta una stratigrafia complessa che va dal IV millennio a.C. (Tardo Calcolitico) al periodo tardo ellenistico (I sec. a.C.- I sec. d.C.), quest’ultimo testimoniato anche da un monumentale palazzo fortificato sulla Collina della regina, fino al VI sec. d.C.
Sono state tuttavia rilevate sporadiche tracce di un frequentazione ancora più antica del IV millennio a.C. che testimoniano l’importanza storica del sito.
Il palazzo fu costruito intorno alla fine del II – inizi I sec. a.C. e distrutto in un incendio nell’80 d.C.
Era la residenza di un vassallo locale del re di Kartli e responsabile dell’amministrazione di Shida Kartli. Aveva forma triangolare, con massicce torri angolari di forma squadrata.
In origine era costituito da due piani. Oggi tuttavia è visibile solo il piano terra che presenta una serie di camere, prive di finestre, che si aprono su una grande peristilio centrale. Esse erano usate per lo stoccaggio delle merci comuni e il peristilio per la trasformazione dei prodotti agricoli. Il piano superiore ospitava probabilmente la parte residenziale.
Durante gli scavi del 2013-2015 sono stati rinvenuti ulteriori tre ambienti, uno dei quali presenta un altare e un deposito votivo con statuette di divinità (Apollo , Latona e Fortuna) in bronzo e argento, un incensiere d’argento , un ramo di edera in oro, due uova di fagiano e 15 monete.
Nel Tardo Bronzo e l’Età del Ferro attorno al tumulo Dedoplis Gora furono creati terrazzamenti a sostegno di esso al fine di creare nuovi spazi abitativi.
Il villaggio a est (vedi foto del sito) presenta diverse unità abitative, in genere capanne di forma circolare con pareti di argilla e con strutture rettilinee di paglia e fango.
Tra esse spicca l’edificio di culto nel quale è stato ritrovato il vaso di cui parla questo articolo. Esso presenta forma rettangolare con angoli arrotondati e presenta tracce di bruciato sul fondo.
3.Concentriamoci adesso sulle scoperte di cui si parla nell’articolo ANSA.
Guarda il video della scoperta https://youtu.be/WL0S8fDPCZg
In realtà gli scavi hanno condotto alla scoperta non di uno bensì di tre esemplari ceramici:
- il vaso di cui si parla nella notizia,
- un altro esemplare simile al precedente,
- una giara.
Le analisi sono state effettuate con il metodo del carbonio-14 e indicano una datazione dei reperti al 3000-2900 a.C. circa.
I due piccoli vasi sono recipienti zoomorfi, cioè a forma di animale.
Nel particolare, il vaso oggetto della notizia ANSA purtroppo risulta privo di testa, presenta tre piedini e, nell’estremità inferiore, un foro per versare il vino (vedi immagini di copertina). In esso sono stati ritrovati grani di polline di Vitis vinifera, la vite comune, e di numerose altre piante ancora in fase di identificazione.
L’ipotesi avanzata dagli studiosi è che i due vasi avessero una funzione cultuale in libagioni sacre: probabilmente si attingeva il vino dalla giara per poi proseguire il rito con l’offerta alle divinità o col consumo tra i partecipanti stessi. La scoperta, quindi, aggiungerebbe un tassello fondamentale nella comprensione della cultura Kura-Araxes del sito di Aradetis Orgora, anche perché recipienti zoomorfi sono fino ad oggi privi di paralleli nella regione.
4.Approfondiamo, infine, la cultura caucasica Kura-Araxes.
Il nome della cultura deriva da quello dei fiumi Arexes e Kura, nei bacini dei quali, nel Neolitico, si riscontra il passaggio alle attività agricole, a dispetto dell’area più settentrionale che rimane ancora dedita alla caccia.
L’arco cronologico va dalla seconda metà del IV agli inizi del III millennio a.C.
Pur essendo di origine sud-caucasica, si diffuse negli altri paesi del vicino Oriente, raggiungendo l’Iran e la regione siro-palestinese.
Importante centro fu il sito di Khashuri Natsargora (nel quale è presente anche la cultura Bedeni – metà III millennio a.C.). L’analisi dei resti animali e vegetali ha permesso di ricostruire lo stile di una vita basata sulla cerealicultura, sull’allevamento di capre/pecore, bovini e maiali e sulla caccia.
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Spero di aver contribuito alla conoscenza del sito di Aradetis Orgora e soprattutto di averti fornito i giusti strumenti per la comprensione del vaso oggetto del comunicato ANSA.
La scoperta di questo vaso è fondamentale sia per la comprensione della cultura Kura-Araxes sia perché il vino e la coltivazione della vite sono tutt’oggi alla base dell’economia della Georgia, esattamente come 3000 anni fa o più! Addirittura ho letto sul web che nei moderni banchetti tradizionali georgiani, al momento del brindisi, si è soliti consumare del vino da bicchieri ricavati da corni di animale. Un unico filo conduttore lungo millenni!
La verità è che le radici dell’uomo sono profonde millenni e l’archeologia non è una semplice scienza, ma lo strumento principe che ci fa comprendere la nostra stessa identità…
e detto ciò… basta, giuro… non scrivo più!
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Trovo l’articolo molto interessante, importanti note scientifiche comunicate in modo diretto e divulgativo.
Grazie mille per questo commento, mi riempie di gioia leggerlo! Benvenuta nel mio blog e spero di essere in grado coinvolgerti anche nei prossimi articoli… Ti aspetto!