Orvieto, scoperta fornace di III sec. a.C.

Orvieto Campo della fiera
Fornace, Orvieto Campo della Fiera (III sec. a.C.). Foto da ansa.it.
Ritrovamento eccezionale ad Orvieto!

Di pochi giorni fa la notizia del ritrovamento di una fornace di III secolo a.C nell’area di Campo della Fiera (leggi il comunicato su ansa.it).

Cerchiamo di capire insieme di cosa si tratta…

Ormai, miei cari followers, sapete che inizio sempre dalle basi perché questo blog è nato per essere un punto di riferimento per tutti e non solo per “gli addetti ai lavori”, quindi…
Iniziamo!
1.Cos’è una fornace?

Seconda la studiosa N. Cuomo di Caprio, la fornace è una «costruzione destinata alla cottura dei manufatti ceramici il cui funzionamento è ottenuto mediante l’uso di combustibili solidi naturali».

2.Come avviene la cottura?

La temperatura minima per solidificare irreversibilmente l’argilla è di 600° C. La cottura avviene in forni  e si articola in due momenti:

  • cottura, graduale innalzamento graduale della temperatura, non oltre i 1000º C.
  • raffreddamento, graduale abbassamento della temperatura, durante il quale l’argilla continua a subire modifiche alla struttura chimica fino ai 200º C.
    • Esse avvengono sia in atmosfera riducente che ossidante:

atmosfera riducente – non si fa circolare aria ne forno e l’ossigeno necessario alla combustione è preso dai composti chimici presenti nell’argilla dei vasi. Il vaso assume un colore scuro/bruno/nero, sia in superficie che all’interno (es. Bucchero).

atmosfera ossidante – si fa circolare aria nel forno. Il vaso assume un colore rosso vivo (es. Terre sigillate). È possibile solo in forni ad irradiamento.

Nel caso di cottura riducente e raffreddamento ossidante (con restituzione di ossigeno): 1. cottura, vaso colore scuro e le vernici argillose vetrificate gresizzano; 2. raffreddamento, tutto ciò che non ha subito gresizzazione o vetrificazione ritorna allo stato originario (es. ceramica attica a figure nere e a figure rosse).

schema atmosfera cottura

3.Quali sono i tipi?

La cottura avviene o a diretto contatto con il combustibile (“focolare all’aperto” o  “a catasta”) o in un vano separato. Quest’ultimo caso rappresenta la vera e propria fornace.

  • Focolare all’aperto

è un’area, piana o dentro una fossa, a cielo aperto e senza strutture fisse dove i manufatti sono cotti a diretto contatto con il combustibile (es. legna, carbone) e, accatastati in un cumulo, sono ricoperti dallo stesso o da altri materiali (es. terra o sterco). Questa copertura presenta dei fori per il tiraggio.

Ovviamente le temperature raggiunte sono limitate, la cottura non è uniforme e non la qualità dei prodotti non sarà mai eccelsa. Alta, invece, risulta la quantità di scarti prodotta. Ricordo, tuttavia, che anche gli scarti hanno un loro valore storico e archeologico in quanto aiutano a comprendere i metodi di produzione di una determinata fornace o di un sito. In archeologia non si butta niente!

  • Fornace vera e propria

presenta una struttura fissa nella quale i manufatti sono cotti in un vano separato (“camera di cottura”) da quello del combustibile. I pro di questa evoluzione tecnica sono:  minore dispersione di calore, temperatura più elevata, migliore controllo del tiraggio e dell’atmosfera di cottura e uso più razionale del combustibile.

Esistono tre tipi di fornace, a seconda dell’andamento del tiraggio e della struttura:

  1. fornace orizzontale – la camera di cottura e quella del combustibile sono contigue sullo stesso piano. La camera di cottura ha la volta chiusa, senza aperture, cosicché i gas caldi l’attraversano con un andamento grosso modo orizzontale poiché l’attivazione della circolazione d’aria avviene tramite un camino, costruito in fondo alla camera stessa e simile nell’aspetto a una piccola ciminiera. La temperatura raggiunta va anche oltre i  1000°C.
  2. fornace verticale – la camera di cottura e quella del combustibile sono contigue ma su piani sovrapposti, separate tra loro da un divisorio orizzontale munito di fori («piano forato»). La camera di cottura è munita di una copertura provvista di fori comunicanti con l’esterno, attraverso i quali avviene il tiraggio, con fiamma diritta e in senso verticale rispetto ai manufatti.
  3. fornace a irradiamento – le camere non sono comunicanti e il calore si diffonde per irraggiamento.
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I forni per la ceramica. Foto da ceramica_in_Archeologia del Gruppo Archeologico Romano.
4.Quali sono le forme?
  • Rotonde
  • Ovali
  • Quadrangolari

Se vuoi approfondire altri aspetti delle fasi di produzione dei manufatti ceramici, vai alla pagina Fasi di produzione.

RITORNIAMO ALLA FORNACE RITROVATA A ORVIETO! 
1.Dove è stata trovata?

La fornace è stata rinvenuta nell’Area Sud del sito di Campo della Fiera.

Il sito è ormai riconosciuto quale sede del Fanum Voltumnae, il santuario federale della lega etrusca dedicato al dio etrusco Veltune (Voltumna o Vertumnus per i Romani), il cui culto fu trasferito a Roma dopo la presa di Volsinii (264 a.C.).

L’area fu frequentata dal VI secolo a.C. al XV secolo d.C. e si estende per oltre cinque ettari.

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Foto da campodellafiera.it.

Dopo il declino avviatosi con la peste del 1348, gli edifici furono definitivamente abbandonati tra il XVI e il XVII secolo d.C.

Se vuoi approfondire la conoscenza del sito e rimane aggiornato sulle nuove scoperte, ti rimando al sito web dedicato  www.campodellafiera.it!

 

2.Che tipo di fornace è?

Ora sì che abbiamo tutti gli strumenti per capirne la struttura…

Essa è una fornace verticale di forma circolare, che conserva ancora il sostegno centrale, destinato a sorreggere il piano forato della camera di combustione, il piccolo corridoio che immetteva nell’ambiente per il fuoco, i distanziatori che impedivano ai manufatti di aderire tra loro e scarti di lavorazione. 

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Miei cari followers, spero di aver contribuito alla comprensione di questa importante scoperta… vi aspetto numerosi nel mio prossimo articolo!

Per la parte relativa alle fasi di produzione e alle fornaci – Bibliografia:

N. Cuomo di Caprio, La ceramica in archeologia. Antiche tecniche di lavorazione e moderni metodi di indagine, Roma-Bari 2008, pp. 29-39, 45-50, 141-153, 208-230, 321-352, 571-580, 617-620.

E. Giannichedda – N. Volante, Metodologie di studio della ceramica. Materiali e tecniche di fabbricazione, in Introduzione allo studio della ceramica in archeologia, Università degli Studi di Siena, Siena 2007, pp. 3-32.

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