Il make-up nell’antica Roma

Foto di Fabien Dany; wikipedia.org.

Parliamo di make-up!

Qualche giorno fa, infatti,  è uscita la notizia della scoperta della cosiddetta Tomba della Truccatrice (leggi la notizia qui e qui!), così chiamata per il ritrovamento di reperti legati alla sfera femminile della cura del corpo e del make-up.

Ma come si truccavano le donne nell’antica Roma?

Quali erano i medicamina faciei (i prodotti per abbellire il volto) e quali erano i passaggi per avere una pelle e un trucco perfetti?
  1. APPLICAZIONE DI UNA MASCHERA FACCIALE che, a seconda dello scopo, poteva essere fatta di
    • mollica di pane, pomata e uova.
    • orzo, lenticchie, spelta, uova, polvere di palchi di cervo, bulbi di narciso e miele.
    • lupini abbrustoliti, guado selvatico, salnitro rosso, giaggiolo, alche marine, bianco di cerussa e miele.
    • incenso, mirra, gomma di corteccia e miele.
    • argilla azzurra, mandorle, farina, polveri naturali e miele.
  2. RISCIACQUO CON ACQUA FRESCA.
  3. APPLICAZIONE DEL TRUCCO.

 

Le basi delle polveri truccanti erano:
  • il bianco di cerussa o bianco di piombo. È una polvere bianca con un ottimo potere coprente e di lunga durata, ma tossica, come tutti i composti di piombo.
  • gesso
  • polvere di corno, di palchi di cervo, di ossa animali, di ematite
  • midollo animale
  • bulbo di narciso
  • orzo

 

Nell’opera De medicamine faciei feminae (vv. 51-82; trad. it. M. Galli), Ovidio ne elenca le ricette:

Priva della pellicola e delle reste l’orzo
che i coloni di Libia su navi ci hanno inviato.
Un’uguale quantità di lenticchie sia amalgamata con dieci uova,
ma l’orzo mondato raggiunga il peso di due libbre [gr. 657,36].
Quando questa poltiglia esposta ai soffi del vento si sarà essiccata
falla macinare con la ruvida mola da un’asina lenta.
E quelle prime corna che cadranno ad un cervo longevo
tritura assieme ad essa (mettine la sesta parte di una libbra [cioè gr. 54,78]),
e quando poi tutti gli ingredienti si saranno mescolati
alla polvere farinosa
subito vaglia il tutto con un setaccio molto fitto.
Aggiungi dodici bulbi di narciso senza tunica
che la mano decisa dovrà pestare sul liscio marmo
e, poi, pesta insieme un sestante [gr. 54,78] di questa sostanza
gommosa col seme etrusco [la spelta];
a questo punto si aggiunga nove volte tanto di miele.
Ogni donna che tratterà il volto con tale cosmetico
risplenderà più liscia dello specchio suo.
E tu non esitare, poi, a torrefare i giallastri lupini
e contemporaneamente tosta i semi di guado selvatico.
I due componenti, con ugual dosaggio, pesino sei libbre [kg. 1,972]
e fà macinare entrambi da mola di pietra scura.
Non ti manchi la biacca nè la spuma del salnitro rosso
nè il giaggiolo che viene dalla terra d’Illiria.
Fà impastare il tutto da braccia vigorose di giovani,
ma il peso giusto di questa poltiglia dovrà essere un’oncia [gr. 27,39].
Dovrai aggiungere poi la sostanza medica che si prende dal nido dei queruli uccelli [i gabbiani]:
toglie le macchie dal viso: la chiamano alcionèa.
Se mi chiedi quale peso ritenga giusto per essa,
bene: quella di un’oncia divisa in due parti [gr. 13,69].
Perchè tutta la sostanza si rapprenda e possa essere facilmente
spalmata sulla pelle
aggiungi miele dell’Attica tratto da favi biondi.

 

Quali erano i protagonisti del make-up nell’antica Roma?
  • fondotinta (cerussa), fatto di creta finissima o mescolando il bianco di cerussa con la feccia di vino;
  • cipria, a base di polveri o farina di fave (lomentum);
  • fard, creato con petali di papavero macerati in acqua.
  • rossetto, fatto con polvere di minio, succo di more, sandracca (solfuro di arsenico, anch’esso pericoloso), cinabro (solfuro di mercurio, anch’esso tossico), cocciniglia, estratto di anchusa tinctoria, gesso rosso e minio;
  • ombretto, fatto con polvere di croco o di minerali, come la malachite per il verde e l’azzurrite per l’azzurro;
  • kohl (l’odierno kajal), fatto con noccioli di datteri bruciati, inchiostro di seppia, formiche bruciate, oppure con una preparazione di base di antimonio polverizzato (stibium) e piombo, fuliggine (fumidus) per un colore scuro o polvere di croco per un colore giallo dorato.

 

Quali erano, infine, i trucchi e i must del make-up nell’antica Roma?

Per definire le sopracciglia si usava la fuliggine e i nei finti (splenia) erano disegnati con bastoncini di cenere.

Importante era anche la depilazione. Essa era effettuata con una mistura (psilothrum) di olio, pece e resina, oppure  con sostanze caustiche. Attestato anche l’uso di pinzette in bronzo o materiale prezioso.

Per la tintura dei capelli, infine, spicca il cosiddetto sapo, creato dai Galli (Plinio Nat. Hist. 28, 47), che donava una colorazione rossastra ed era ricavato dalle ceneri di faggio o del grasso di capra. In genere le colorazioni più usate erano il rosso, il nero e il biondo, mentre le prostitute usavano colori più accesi, come il blu, il verde o l’arancione.

Per la cura del corpo si usavano  sostanze altamente nutrienti per la pelle, come latte di asina e olio di oliva.

Sui denti si usavano misture a base di corallo finemente macinato ed estratti vegetali.

La calvizie era coperta, infine, utilizzandoe il mallo di noce.

Le fonti attestano la presenza di schiave specializzate nella cosmesi, le cosiddette cosmetae.

 

E nell’antica Grecia quali erano le basi del make-up?

Scoprilo in Il make-up e la cura del corpo nell’antica Grecia.

 

***

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9 commenti

    1. Il problema è che alcune erano anche tossiche perché a base di piombo.
      Per quanto riguarda la crema antirughe, nel testo corrisponde alla prima ricetta descritta da Ovidio (i primi 18 versi), quella che permette di avere una pelle liscia come uno specchio, cioé:
      • 2 libbre di orzo africano senza pula
      • 2 libbre di lenticchie
      • 10 uova
      • ridurre in poltiglia e asciugare al vento
      • molatura
      • 1/6 di libbra di corna di cervo
      • setacciare
      • 2 once della pestatura di 12 bulbi di narciso
      senza tunica
      • spelta
      • 9 parti di miele
      In questo link ne trovi molte altre: http://www.romanoimpero.com/2010/07/cure-di-bellezza.html. Come vedrai i rimedi andavano dalla cera d’api, a prodotti un po’ meno “simpatici” come i testicoli di toro, il grasso di serpente, sterco di maiale o midollo di bue… Ma d’altronde, chi bella vuole apparire, un po’ deve soffrire!

  1. Andrea

    Ciao! Ho appena scoperto il tuo blog. Interessante questo articolo (come gli altri che ho visto 🙂 ).
    Volevo però chiederti delle fonti: mi puoi suggerire qualche libro o anche qualche articolo in una rivista che parla di queste cose? Mi incuriosisce soprattutto la tintura dei capelli.
    Più che a come erano realizzati il trucco e la tintura sono interessato ai modi di utilizzo e a come venivano percepiti.
    Grazie!

    1. Ciao Andrea e benvenuto nel mio blog!
      La bibliografia è molto ricca. Io personalmente ho in mio possesso questi libri:
      U. E. Paoli, Vita romana, Mondadori, Milano 2005
      D. Gourevitch-M. T. Raepsaet-Charlier, La donna nella Roma antica, trad. it. M. Menghi, Giunti, Milano 2003
      A. D’Ambrosio, La bellezza femminile a Pompei. Cosmesi ed ornamenti, L’Erma di Bretschneider, Roma 1999
      P. Virgili, Acconciature e maquillage, Edizioni Qasar, 1989
      Sono una buona base di partenza.
      Prometto che terrò aggiornata la lista che ti ho fornito…
      Grazie e a presto!

    1. Ciao Marcy, grazie e benvenuta.
      Purtroppo non ho monografie relative in mio possesso. Le mie fonti in materia sono i vari libri di storia e cultura greca nei quali marginalmente si affronta il tema e che poi integro con la lettura delle fonti antiche. Sul web c’è tanto sulla cosmesi nel mondo antico, esempi sono http://www.pompeiisites.org/Sezione.jsp?titolo=Profumi+e+cosmesi+nell%27antichit%C3%A0&idSezione=6926 e https://www.ausl.rn.it/attachments/article/221/Storia_cosmetici_21_ottobre_2015.pdf, ma pochi o inesistenti sono i cenni bibliografici forniti. Approfondirò la ricerca e ti aggiornerò.
      Scriverò, tuttavia, a breve un articolo di approfondimento sul make-up nell’antica Grecia, tranquilla!

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