Ogni volta che ricordo il tradimento subito dal dio Vulcano (Efesto greco) ad opera della consorte Venere (Afrodite greca), mi viene in mente una delle mie canzoni preferite, che ha proprio come tema il tradimento: Eye in the sky del famoso gruppo musicale The Alan Parsons Project (ascoltala qui!).
Nel testo un uomo si definisce “un occhio nel cielo”, chiaro riferimento al romanzo 1984 di George Orwell, che, ferito dalle bugie e dai tradimenti della compagna, lascia la donna alle illusioni di un tempo ormai andato (se vuoi leggere tutta la traduzione, clicca qui!)
Torniamo al nostro povero Vulcano, approfondiamo l’episodio mitico e vediamo insieme qualche opera relativa…
Vulcano è il dio del fuoco.
I suoi attributi iconografici sono: tenaglie, martello, pylos (un tipo di copricapo usato dagli artigiani), alcuni pezzi di metallo infiammato, i cosiddetti μύδροι e l’exomìs, un chitone allacciato solo sulla spalla destra, tipico degli schiavi e degli artigiani.
Ma perché i suoi attributi sono così importanti in funzione dell’episodio mitico del tradimento? Semplice… l’atto sessuale di Venere e Marte (Ares greco) fu compiuto proprio nella fucina di Vulcano, come dimostrano gli utensili da fabbro e la fornace in secondo piano in una gemma in corniola in cui la dea cerca di trattenere il suo colpevole amante con voluttuose carezze.
Il mito, però, non è clemente con i due adulteri.
Si narra che testimone fortuito dell’amplesso fu Helios, il Sole, che subito informò Vulcano. Terribile fu la vendetta di quest’ultimo: egli preparò delle invisibili catene e le nascose nel talamo dove i due erano soliti consumare il loro amore. La trappola invisibile sarebbe scattata non appena i due si fossero adagiati sul letto, rimanendo così bloccati (Hom. Od. 266-366).
La trappola scattò e la punizione fu che Vulcano invitò gli altri dei ad assistere alla “preda” catturata e rendere così di dominio pubblico il tradimento della moglie. I due furono derisi da tutti gli dei e Vulcano ebbe la sua vendetta!
L’amore tra Venere e Marte ebbe molto successo in letteratura.
Tra le fonti antiche pervenute spicca il De cuncubitu Martis et Veneris, tramandatoci dall’Antologia Latina ed attribuito a Reposiano.
Nell’opera, che non risparmia particolari sensuali, il tema fondamentale è il rapporto amoroso tra i due adulteri:
«(…) Che baci, ora languidi ora ardenti, chiede la bocca
inesausta all’altra bocca! Le gambe stupende di Venere
non negano più l’ultimo dono della voluttà
all’ardore di Marte. Le membra aderiscono alle membra
come serpi avvinghiate»
[Reposiano, De concubitu Martis et Veneris, 105-109. Trad. it. C. Calabrò]
Se vuoi approfondire ti consiglio la lettura del mio approfondimento L’amplesso di Marte e Venere, dove riporto i versi e la traduzione dei passi di Reposiano relativi all’amplesso vero e proprio e condivido delle opere raffiguranti il rapporto amoroso tra queste due divinità…
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Che punizione!
Certo, se fosse stato scoperto Zeus nei suoi mille tradimenti, altro che catene!
Che punizione!
Certo, se fosse stato scoperto Zeus nei suoi mille tradimenti, altro che catene! Ciao Alessandra. Sempre accattivanti i tuoi post!
Il problema che Zeus veniva quasi sempre scoperto, ma lui è uomo…lui poteva, le donne no. E il bello è che venivano punite le sue amanti, per di più, mica lui! Giusy, sempre gentilissima con me, grazie per tutto!