La nascita di Afrodite è un episodio mitico presente sia nelle fonti letterarie sia nell’iconografia greca ed è il tema centrale dell’Inno Omerico VI: scopriamone insieme le curiosità e, grazie allo studio delle immagini vascolari, approfondiamo il mito!
Iniziamo leggendo il testo dell’inno:
INNO VI
Canterò la bella, veneranda Afrodite dalla corona
d’oro, che protegge le mura dell’intera Cipro
circondata dal mare, dove l’umido soffio di Zefiro
la portò sopra l’onda del mare risonante,
nella morbida spuma. Le Ore dall’aureo diadema
la accolsero con gioia e le fecero indossare vesti divine;
sul capo immortale le posero una bella corona
d’oro, ben lavorata, e ai lobi forati appesero
fiori d’oricalco e d’oro prezioso;
le ornarono il collo delicato e il petto bianchissimo
con collane d’oro, che le stesse Ore
dall’aureo diadema indossano quando si uniscono
all’amabile danza degli dèi, nella casa del padre.
Quando terminano di ornare le sue membra, la presentarono agli immortali: vedendola, essi
le davano il benvenuto, le tendevano le mani, e ciascuno desiderava portarla a casa sua come legittima sposa,
poiché ammiravano l’aspetto di Citerea coronata di Viole.
Salve, dea dolcissima dagli occhi brillanti: concedimi
la vittoria in questo concorso, e ispira il mio canto.
E io canterò te e anche un’altra canzone.
[Trad. it. di G. Zanetto]
Analizziamo insieme il testo
L’inno, oltre la nascita di Afrodite, racchiude diversi miti:
-
l’evirazione di Urano
Le fonti narrano che la nascita di Afrodite fu causata dall’evirazione di Urano da parte del figlio Crono, che comportò la caduta in mare dei genitali e la fuoriuscita dello sperma dal quale fu concepita miracolosamente la dea. Splendidi i relativi versi della Teogonia di Esiodo:
I genitali, non appena tagliatili con l’acciaio,
li ebbe gettati dalla terra nel mare dai molti flutti*,
furono trascinati così sul mare per molto tempo; e attorno bianca
schiuma dal membro immortale fuoriusciva; in questa una figlia
crebbe e da dove poi giunse a Cipro circondata dall’onda.
Vi sbarcò la dea bella e venerabile, e attorno a lei erba
sotto ai suoi agili piedi cresceva.
[Hes. Th. 187-195. Trad. it. C. Cassanmagnago]
Vediamo le varianti del mito!
-
la vestizione della dea
Nell’inno in esame, si citano le Ore dall’auro diadema. Figlie di Zeus e Temi, erano le divinità dell’ordine della natura e delle stagioni, erano preposte alla sorveglianza delle porte dell’Olimpo e furono loro a occuparsi di Afrodite appena nata: la accolsero con gioia, la vestirono e le donarono gioielli preziosi (una corona d’oro, orecchini modellati a forma di fiore in oro e oricalco (ottone) e collane d’oro).
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la presentazione alle altre divinità
Gli dei rimasero folgorati dalla bellezza di Afrodite, il cui carattere divino è indicato dall’epiteto dalla corona d’oro (v. 1), e ciascuno la pretendeva come sua legittima sposa. Il topos della bellezza ritorna in più occasioni: bella (v. 1), collo delicato e petto bianchissimo (v. 10), dolcissima e dagli occhi brillanti (v. 19). Interessante è, inoltre, l’epiteto coronata di viole (v. 18), fiori connessi anche a Gea e Persefone: la viola era sacra a Persefone in quanto fu uno dei fiori da lei raccolti prima del rapimento ad opera di Ade [per approfondire il mito, ti consiglio l’approfondimento La stagione dell’amore e il ratto di Persefone]. Nel caso di Gea, il riferimento mitologico è l’episodio amoroso di Zeus ed Io: il dio fece generare alla dea delle viole per nutrire la sventurata amante, trasformata in giovenca per sfuggire all’ira di Era, riluttante a mangiare il cibo adatto alla sua nuova condizione animale. La viola, dunque, rappresenta l’amore col quale si nutre e si sostiene la persona amata e quindi simbolo di Afrodite.
L’episodio della presentazione di Afrodite non è un tema riscontrato nell’iconografia vascolare.
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