Lo studio iconografico della produzione vascolare greca permette di approfondire diversi aspetti della cultura e della società, due fra questi sono i miti rappresentati e il complesso mondo del vestiario e degli accessori femminili.
Uno dei reperti più straordinari in tal senso è lo skyphos [scodella di medie dimensioni provvista di due anse orizzontali e simmetriche, usata in genere da gente di condizione sociale modesta per bere vino e nei rituali] attico a figure rosse ARV2 459.3, attribuito a Makron, datato al 500-475 a.C., conservato al British Museum (inv. E140) e con rappresentato il trionfo di Trittolemo sul lato principale.
IL MITO DI TRITTOLEMO
Il mito narra di come Demetra, durante la disperata ricerca della figlia Persefone rapita da Ade, dio degli Inferi, fu accolta con grande ospitalità nella città di Eleusi dal re Celeo, padre di Trittolemo e Demofonte.
Per ricambiare e lodare la gentilezza dimostrata, la dea decise di donare l’immortalità a Demofonte: accese un fuoco e vi pose sopra il bambino per bruciare via le parti mortali, senza tuttavia provocargli alcun dolore. La madre, Metanira, spaventata e in lacrime interruppe il rito e il figlio finì per bruciare vivo davvero.
Rimaneva, quindi, solo Trittolemo. Demetra gli donò un carro alato trainato da grandi serpenti, col quale avrebbe dovuto girare per tutta la terra, e dei semi, che avrebbe cosparso durante il viaggio per insegnare agli uomini a coltivare la terra.
Trittolemo divenne così il creatore dell’arato e di una nuova fase per gli esseri umani: la vita agricola.
Tornato in Attica, il padre tentò di ucciderlo, ma Demetra lo salvò e lo proclamò re di tutta la regione. Fu così introdotto il culto di Demetra anche in Attica: l’episodio mitico è, quindi, strettamente legato ai misteri Eleusini e alle feste dedicate alla dea delle messi, come le Tesmoforie.
LO SKYPHOS DI MAKRON
Il reperto vascolare in esame presenta tutti gli elementi e i personaggi principali del mito di Trittolemo e merita un’attenta analisi iconografica.
È rappresentato Trittolemo seduto su un carro alato, con in mano un mazzo di spighe e una phiale [coppa poco profonda fornita sul fondo di un ombelico per poter essere portata “sulla punta delle dita” e usata nelle libagioni] nella destra.
Stante di fronte è Persefone, con una torcia nella sinistra e un’oinochoe trilobata [brocca monoansata con un corpo ovoidale e un’altezza che varia tra i 20 e i 40 cm. Ne esistono dieci tipi e può presentare una bocca trilobata, cioè a forma di trifoglio. Per approfondire, L’oinochoe. Tipi, usi, iconografia] nella destra, nell’atto di versare il vino per la libagione sacra nella phiale di Trittolemo. La dea indossa un lungo chitone, un elegante himation con bordo decorato, orecchini, collana con piccole perle, porta i capelli raccolti in un krobylos [particolare acconciatura con la quale i capelli sono raccolti in modo da creare un grande chignon verticale fermato al centro da un nastro attorno alla testa] e una corona (stephane) con inciso un motivo a viticcio.
Alle spalle di Persefone si trova la personificazione della città di Eleusi che, con la sinistra, solleva la veste e, nella destra, tiene un fiore.
Dietro il carro di Trittolemo è Demetra, stante, con in mano i suoi classici attributi iconografici, spighe nella sinistra e una fiaccola nella destra. Indossa anche lei himation, chitone, orecchini, corona con motivo a treccia e ha i capelli raccolti in un krobylos.
Soffermiamoci sul suo himation
Esso è riccamente decorato con fasce orizzontali a loro volta ornate con diversi soggetti. Dal basso verso l’altro troviamo: personaggi alati in corsa sopra una fila di delfini che si tuffano verso destra, aquile in volo, una gara con carri trainati da due cavalli, uomini in corsa verso destra, nuovamente personaggi alati e delfini e, infine, pantere a riposo. Il bordo dell’indumento è decorato con file di palmette e un motivo di spirali, in basso, e viticci, in alto.
Miti, allegorie, culti, usi e costumi, sapiente tecnica artistica… tutto, questo skyphos ha tutto e dimostra, in appena 21, 3 cm di altezza, 26, 5 di diametro interno e 36,5 di larghezza, di essere uno scrigno pieno di tesori da scoprire e al quale è impossibile resistere. Ha il potere di far conoscere termini nuovi per alcuni di noi e familiari per altri, capire come leggere un’immagine vascolare individuandone i personaggi rappresentati, grazie agli attributi iconografici, e il mito e offre interessanti spunti di approfondimento iconografico e iconologico.
Come non amarlo?
Riferimenti bibliografici:
Ferrari, A., “Dizionario si Mitologia”, Utet, Torino 2015, pp. 710-711.
Grimal, P., “Enciclopedia della Mitologia”, Garzanti, Milano 2005, pp. 623.
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