Il Pittore della fonderia, una kylix, un omaggio

Chi era il Pittore della fonderia?
L’attività del Pittore della fonderia risale al 500-475 a.C.
La sua caratteristica è che predilige scene di vita quotidiana con soggetti quali artigiani, soldati e atleti. Riscontrato anche il tema della Centauromachia (Greci contro Centauri) perché metafora della sconfitta persiana inflitta dai Greci. Predilige dipingere kylikes (coppe) e dimostra una tendenza al realismo, sia delle figure che dei soggetti rappresentati.
Lavorò nella bottega del Pittore di Brygos, collaborò con il pittore Onesimos e con i vasai Euphronios e Brygos.
Non conosciamo il vero nome perché non ha firmato le sue opere, ma gli studiosi gli hanno dato il convenzionale nome “Pittore della fonderia” grazie alla kylix ARV² 1573, dove è raffigurata una scena di lavoro in una bottega di fabbri.
Il capolavoro del Pittore della fonderia: la kylix ARV² 1573

Il vaso più conosciuto del Pittore della fonderia è la kylix attica a figure rosse ARV² 1573, conservata all’ Antikensammlung di Berlino (inv. F2294) e datata al 490-480 a.C.

Essa ha due grandi pregi: da un lato è un vero e proprio omaggio all’arte della lavorazione dei metalli, che permette persino la realizzazione di grandi opere d’arte; dall’altro è una sorta di straordinaria fotografia di una tipica giornata lavorativa in un una bottega di un fabbro. Possiamo vedere, infatti, la gestione della fornace, come erano assemblate e rifinite le opere prodotte e una probabile scena di vendita del prodotto finale.

La bottega di un fabbro scultore
Concentriamoci sull’esterno e vediamo tutti i personaggi e le azioni che compiono:
1. Gestione della fornace – un operaio dietro aziona il mantice e di fronte il fabbro, seduto su uno sgabello, alimenta e gestisce l’interno del forno con un lungo bastone con la punta ricurva per facilitare le operazione di spostamento dei carboni ardenti.
Alle sue spalle sono appesi alcuni attrezzi del mestieri (martelli e sega) e dei pinakes, forse raffiguranti bozzetti preparatori e disegni.
2. Uomo con martello – è un giovane nudo appoggiato a un pesante martello. Potrebbe essere o un operario, come a indicare il riposo dopo lo sforzo appena compiuto, oppure un giovane atleta in posa per una statua. Più probabile la prima ipotesi considerando la presenza del martello.

3. Lavorazione di una statuaun operario, con martello nella mano destra, sta lavorando alla realizzazione di una statua di grandezza superiore al normale. L’opera raffigura un uomo nudo con le braccia protese in avanti. La testa si trova adagiata vicino ai piedi dell’artigiano e non è stata ancora fusa al resto del corpo, come invece sono già i piedi e le mani (da notare ancora ben visibile la linea di fusione nel polso destro, probabilmente il punto sul quale sta lavorando e martellando). 

Sono appesi al muro martelli, una mano e un piedi, forse modelli o pezzi da fondere successivamente in un’altra statua.
Foto da recherche.smb.museum.

 

4. Ultimazione di una statua – due operai levigano una grande statua già finita utilizzando degli strumenti con punta ricurva (strigili). Essa, inserita all’interno di una cornice in legno, rappresenta un guerriero nudo e armato di elmo, lancia e scudo, e  raffigurato nella tipica posa di attacco.
5. Osservatori – ai lati di quest’ultima scena son raffigurati due uomini ammantanti e con bastone. Diverse le interpretazioni delle figure: probabilmente sono il maestro di bottega e un cliente. Appesi alla parete sono riconoscibili aryballoi, strigili e un martello.
Efesto e l’arte della lavorazione dei metalli
Nel tondo interno è raffigurato un mito strettamente connesso all’arte della lavorazione dei metalli. Efesto, il dio fabbro, era un artigiano straordinario e la sua arte non aveva rivali. Fu a lui, infatti che Teti commissionò la realizzazione delle armi del figlio Achille per proteggerlo nella guerra di Troia.
Efesto, Teti e le armi di Achille. Foto da Archivio Beazley.
Memore dell’aiuto che la dea gli diede quando fu cacciato dall’Olimpo, le forgiò le armi più belle mai create:
e bronzo inconsumabile gettò nel fuoco, e stagno,
oro prezioso e argento; e poi
pose sul piedistallo la grande incudine, afferrò in mano
un forte maglio, con l’altra afferrò le tenaglie.
E fece per primo uno scudo grande e pesante,
ornandolo dappertutto; un orlo vi fece, lucido,
triplo, scintillante, e una tracolla d’argento.
Erano cinque le zone dello scudo, e in esso
fece molti ornamenti con i suoi sapienti pensieri.
Vi fece la terra, il cielo e il mare
l’infaticabile sole la luna piena,
e tutti quanti segni che incoronano il cielo,
le Pleiadi, l’Iadi e la forza d’Oríone
e l’Orsa, che chiamiamo col nome di Carro:
ella gira sopra se stessa e guarda Oríone,
e sola non ha parte dei lavacri d’Oceano.
[Omero, liade 18, 474-489. Trad. it. R. Calzecchi Onesti]

 

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