Il pesce nella cucina e nell’arte greca

Il pesce nella cucina e nell’arte greca

Il pesce è un grande protagonista della cucina greca e spesso lo troviamo rappresentato anche sui vasi greci.

Uno dei più famosi esperti di arte culinaria dell’antichità è sicuramente Archestrato di Gela, il quale aveva una conoscenza approfondita sia dei metodi di cottura sia dei luoghi di pesca in base ai periodi dell’anno.

Vediamo insieme alcuni reperti antichi e leggiamo qualche ricetta per approfondire l’argomento!

 

IL PESCE nell’iconografia greca
Il pesce era un animale apprezzato nel mondo antico e veniva pescato sia in acque dolci che in mare.
Il letteratura spiccano i versi dell’Idillio 21 di Teocrito che elenca tutti gli strumenti che i pescatori usavano, utensili presenti anche sulle raffigurazioni vascolari:
Due vecchi pescatori dormivano vicini,
dopo aver steso dell’alga secca, nella capanna di frasche intrecciate,
sdraiati su un letto di foglie; accanto c’erano
gli arnesi del loro lavoro: i panieri,
le canne, gli ami, le reti algose,
le lenze, le nasse, le ceste fatte di giunchi,
le corde, i due remi, una vecchia barca sopra i sostegni,
sotto al capo una piccola stuoia, le vesti, i berretti.
Questa per i pescatori la loro fatica, la loro ricchezza.
         [Theoc. 21, 6-14; Trad. it. M. Palumbo Stracca]

Un esempio di raffigurazione di scena di pesca si trova nella kylix ARV² 173.9 del Pittore di Ambrosio, datata al 510-500 a.C. e conservata al Boston, Museum of Fine Arts di Boston (inv. 01.8024):

Foto da Archivio Beazley.

Oltre alle scene di pesca, le raffigurazioni dell’animale si dividono in quelle dove è rappresentato come fosse su un piatto da portata o vivo in mare.

  1. Nel caso dei pesci dipinti come fossero su un piatto da portata abbiamo esempli splendidi si anella ceramica attica che italiota. Un esempio è il piatto di fabbrica pestana con polpi, triglie, orate e crostacei del pittore Assteas, datato al 340-33- a.C.  e conservato al Museum of Art di Cleveland (inv. 1985.50)
Foto da clevelandart.org.

Se si guarda bene, sul vaso è presente anche un’orata. E come si fa a non pensare alla ricetta di Archestrato di Gela…

Torto non fare all’orata di Efeso, pingue di grasso, che gli Efesini chiamano “ionisco”: prendila, figlia della divina Selinunte. Sciacquala per benino, indi ben rosolata, servila intera, anche se fosse grande 10 cubiti.

[Hedypatheia, fr. 12. Trad. it. S. Grasso]

 

2. Nel caso in cui i pesci si trovano nel mare, dobbiamo sempre analizzare il contesto: possono essere semplici animali che popolano il mare; attributi iconografici di un personaggio del mito; legati al mito raffigurato, come il caso dei pirati tramutati in delfini da Dioniso.

Vediamo due esempi: il primo è la kylix attica a figure rosse del Pittore di Kleomelos, datata al 500 a.C. ca. e conservata al Getty Museum di Malibu (inv. 85.AE.377), dove Eos rapisce un ragazzo e nel mare si vedono dei pesci; il secondo è il dinos attico a figure nere PARA 19.16BIS, opera di Sophilos (580-570 a.C.) e conservato al British Museum (inv. 1971,1101.1) che dimostra come il pesce sia attributo iconografico di Oceano.

 

Foto da getty.edu.

 

 

Foto da britishmuseum.org.
il pesce nelle ricette di archestratro di Gela

A noi sono giunti pochi frammenti dell’intera opera del poeta di IV secolo a.C., molti di questi però sono proprio sul pescato. Vediamo qualche esempio:

«Ma a te convien senz’altro

D’aver lo sgombro per metà salato,

Quasi ancor fresco, posto da tre giorni

Dentro d’un vaso, e prima che si stempri

In acqua salsa»

[fr. 51; trad. it. Scinà]

 

Prendi in Mileto dal Gesone il cefalo,

E il pesce lupo dagli dei allevato,

Perché quel luogo per natura porta

Questi eccellenti.

[…]

Ma a questi pare che nel ventre manchi

Quel tale grasso, che soave olezza,

E quel sapore, che soave punge.

Son quelli, amico, di stupendo gusto.

Gli stessi interi, con tutte le squame,

Arrosti acconciamente a lento fuoco,

E poi con acqua e sale a mensa reca.

[fr. 34; trad. it. Scinà]

 

Il citaro*, se carne ha bianca e soda,

Voglio che bolli in semplice acqua e sale,

In cui solo sien poste alcune erbucce

Se non è molto grosso, ed alla vista

Par che rosseggi, voglio che l’arrosti,

Ma pungere ne dei da prima il corpo

Con un dritto coltel di fresco aguzzo;

E tutto d’olio e d’abbondante cacio

Ungerlo poi. Gli spenditor vedendo,

Gode tal pesce, che di spesa è ghiotto.

[fr. 35; trad. it. Scinà]

* della famiglia dei rombi

 

***

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