Chi era Esopo?
Di origine frigia, nacque nel 620 a.C. circa. Ben presto le fonti costellarono il suo ricordo di particolari romanzeschi. Nel Romanzo di Esopo, opera del I-II secolo d.C., è descritto come un uomo brutto, basso, grasso, con i piedi piatti e le braccia corte, di carnagione olivastra, gobbo e balbuziente: questa descrizione caricaturale aveva di certo lo scopo di sottolineare come l’apparenza possa ingannare, tanto che un uomo umile e brutto in realtà abbia grandi doti morali e intellettive.
Le fonti tramandano anche dei suoi viaggi in Oriente, in Egitto e in Grecia, dei suoi contatti con personaggi del calibro di Creso e Solone e della sua schiavitù a Samo. Esopo fu condannato a morte a Delfi nel 564 a.C. per aver accusato di stupidità gli abitanti della città: inutili i suoi tentativi, tramite la narrazione di favole, di convincere i cittadini a risparmiargli la vita. Si narra, tuttavia, che la sua morte fu vendicata da Apollo con una pestilenza… forse forse Esopo allora aveva ragione!
Esopo e la sue favole
Fu considerato il creatore del genere favolistico e le sue favole sono brevi racconti con un insegnamento legato alla morale e che invitano alla riflessione e all’agire correttamente: in essi gli animali sono allegorie dei tratti caratteriali umani, positivi o negativi, ma sono presenti anche divinità e uomini, poche invece le piante, stagioni e oggetti come personaggi.
Di certo le sue favole subirono modifiche e aggiunte nel corso dei secoli ed è impossibile capire quale fosse la stesura originaria della raccolta. Oggi il corpus comprende circa 400 narrazioni.
Ebbe un grande successo anche presso i Romani, dove le sue favole furono riprese da Fedro, in epoca medievale e umanistica.
Leggiamo insieme una delle favole più conosciute di Esopo, La volpe e l’uva:
Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva che pendevano da un pergolato, e tentò di afferrarli. Ma non ci riuscì. “Robaccia acerba!” disse allora tra sé e sé; e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, c’è chi, non riuscendo per incapacità a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze.
[Esopo, 32; Trad. it. iconos.it]
VEDIAMO ADESSO LA VERSIONE DI FEDRO:
Spinta dalla fame, una volpe, in una vigna dagli alti tralci, tentava di raggiungere l’uva saltando con quante più forze aveva. Non potendo neppure toccarla, così disse mentre si allontanava: “Non è ancora matura, non voglio prenderla acerba”.
Chi a parole svilisce ciò che non sa fare, ritenga pure riferito a se stesso questo apologo.
[Fedro, 4, 3; Trad. it. F. Solinas]
Esopo nell’iconografia antica
Abbiamo visto come il Romanzo di Esopo abbia tramandato un’immagine bizzarra e caricaturale del favolista.
Ma come era rappresentato nel mondo greco e in quello romano?
Le fonti tramandano la notizia che egli fu raffigurato da scultori del calibro di Lisippo e Aristodemos, ma purtroppo questi ritratti scultorei non sono giunti fino a noi. Di certo, tuttavia, essi rendevano giustizia al vero aspetto del favolista.
Nella produzione vascolare attica, invece, è presente un interessante kylix che raffigura una scena caricaturale con Esopo, seduto su roccia, che conversa con la volpe. L’animale è protagonista di molte favole e, quindi, non sorprende che il pittore della coppa abbia scelto proprio lei come conversatrice. La volpe è anche simbolo di astuzia e sagacia, doti che di certo Esopo ha dimostrato di avere.
Nella coppa, opera del Pittore di Bologna 417, datata al 450 a.C. circa e conservata al Museo Gregoriano Etrusco Vaticano (inv. 16552), Esopo è raffigurato come un uomo barbuto e calvo, con una grossa testa su un corpo minuto. Non presenta, però, la gobba.
Risalente all’epoca antoniana è, infine, il busto conservato alla Villa Albani di Roma. Esso rappresenta un un uomo di bassa statura, col corpo con problemi fisici, gobbo e barbuto: l’opera è conosciuta come un ritratto di Esopo, ma in realtà non vi sono elementi che lo confermino.
A.R.
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