Il cratere a calice con la morte di Sarpedone è uno dei capolavori di Euphronios. Qualche tempo fa ho postato il vaso sulla pagina Facebook: il post ha avuto grande successo (grazie!) e ha suscitato la curiosità di una follower, Raffaella G., che mi ha gentilmente chiesto di approfondire il reperto.
Iniziamo col conoscerne il pittore…
Chi è Euphronios?
L’attività di Euphronios risale all’ultimo venticinquennio del VI secolo a.C. (525-500 a.C.). Egli firmò 6 vasi come pittore e 10 come vasaio e i suoi soggetti prediletti sono tratti dal mito (es. Herakles, Dioniso, Peleo e Teti, Pentheos) o ritratti in scene di komos, palestra, gare musicali ed erotiche.
Appartiene alla cerchia di pittori che non aveva diritto di nazionalità: i loro non sono veri nomi, ma nomignoli, come Euphronios che significa “il saggio“. Questa cerchia di pittori, i cosiddetti “pionieri”, erano
personalità artigiane che vivevano in qualche caso nella stessa bottega, spesso in botteghe vicine, che adottavano iconografie analoghe e che soprattutto sentivano e cercavano di risolvere gli stessi problemi formali. […] Colti, letterati, nella cerchia della buona cultura di Atene, spesso si motteggiavano nelle iscrizioni dei vasi o si rappresentavano nelle scene di banchetto.
[Cfr. A. Giuliano, Storia dell’arte greca, Carocci, Roma 2008, p. 185-187]
Sarpedone, un “divino” eroe greco
Sarpedone, figlio di Zeus e Laodamia, è uno dei protagonisti della guerra di Troia, comandante di un contingente licio e combattente al fianco dei Troiani. Nell’Iliade (16, 838) è descritto come sagace e glorioso e godeva di grande considerazione sul campo di battaglia.
Durante l’attacco al campo acheo perse la vita per mano di Patroclo. I Troiani fuggirono e anche i Lici, alla vista del loro re morto, abbandonarono il campo di battaglia.
Leggiamo insieme i versi relativi alla sua morte (Hom. Il. 16, 659-683) nella traduzione di R. Calzecchi Onesti:
Allora nemmeno i Lici gagliardi rimasero, ma fuggirono
tutti, poiché videro il re, col petto squarciato,
steso tra un mucchio di morti: molti sopra di lui
eran caduti, da quando la lotta violenta destava il Cronide.
E gli altri dalle spalle di Sarpedone spogliarono l’armi,
scintillanti di bronzo; alle concave navi
il forte figlio di Menezio le fece portare ai compagni.
Intervenne allora Zeus, che parlò così ad Apollo:
«Su, ora, presto, caro Febo, il nero sangue pulisci,
dopo avere sottratto Sarpedone dai dardi,
poi portalo molto lontano, lavalo nella corrente del fiume,
ungilo d’ambrosia e vestigli veste immortale;
e dàllo da portare ai rapidi portatori,
al Sonno e alla Morte, che velocemente
lo deporranno nella grassa contrada di Licia,
e là l’onoreranno i fratelli e i compagni
di tomba e di stele; questo è l’onore dei morti»
Apollo obbedì e fece tutto ciò che Zeus gli aveva ordinato. Fu così che
non disobbedì Apollo al padre,
mosse dai monti dell’ida verso la lotta tremenda;
subito, sottratto dai dardi Sarpedone glorioso,
lo portò molto lontano, lo lavò nelle correnti del fiume,
l’unse d’ambrosia, gli vestì veste immortale
e lo diede a portare ai rapidi portatori,
al Sonno e alla Morte, gemelli, che velocemente
lo deposero nella grassa contrada di Licia.
il cratere di Euphronios
Una volta letti i versi dell’Iliade, possiamo concentrarci sul cratere di Euphronios, che presenta una complessa scena raffigurata. Analizziamo, quindi, entrambi i lati.
LATO A: Morte (Thanatos) e Sonno (Hypnos) trasportano il corpo di Sarpedone alla presenza di Ermes e due guerrieri greci.
La presenza dei guerrieri colloca la sena sul campo di battaglia, un elemento che coincide con quanto letto nei versi omerici, come la presenza di Thanatos e Hypnos che trasportano il corpo del defunto Sarpedone.
Le due divinità alate sono raffigurate come guerrieri greci: indossano persino schinieri (κνημῖδες / knemides – protezione della parte anteriore della gamba), corazza (θώραξ / thorax) ed elmo (κράνος / kranos). Entrambi sono riconoscibili anche grazie alla presenza delle iscrizioni dei loro nomi Θανατος e Hυπνος.
Da notare che nei versi dell’Iliade il dio che interviene è Apollo, non Ermes. Bisogna, tuttavia, considerare che qui Ermes ha la funzione di dio psicopompo, cioè “guida delle anime dei morti, e quindi la sua presenza è del tutto giustificata.
In primo piano è Sarpedone, il cui nome (Σαρπεδον) è indicato sotto il petto e il braccio sinistro. L’eroe è nudo, privato dell’armatura come nel racconto omerico, e presenta un corpo martoriato dalle ferite inflittegli e grondante sangue. Straordinaria rimane, tuttavia, la nudità eroica, topos caro alle rappresentazioni vascolari.
LATO B: Vestizione di quattro guerrieri greci.
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