Il sangue, la morte, la vita

Il sangue nel mito è da sempre connesso alla rinascita, una simbologia che si ripercuote anche nelle epoche successive a quelle greca e romana, come testimoniano i culti religiosi ancora presenti e le produzioni artistiche fino all’età contemporanea.

Andiamo con ordine…

 

il sangue nel mito

I miti collegati allo spargimento di sangue sono tantissimi, prima fra tutti gli epici scontri in battaglia degli eroi del mito.

Guerriero ferito che perde sangue dal fianco sinistro. Foto da Archivio Beazley.

Un particolare gruppo, però, è formato da tutti quegli episodi dove il sangue è protagonista e simboleggia una rinascita, una metamorfosi o un cambiamento. Va da sé, tuttavia, che questo comportava la morte dei protagonisti. Allegria!

Vediamone alcuni:

1.Medusa

Dopo essere stata decapitata da Perseo per volere di Atena, Medusa continuò a essere protagonista di diversi miti, anzi… lo fu il suo sangue.

 

Perseo, Atena e Medusa. Foto da metmuseum.org.

Ovidio (Met. 4, 740 ss.) narra che Perseo strappò alcuni ramoscelli nati nel mare per riporvi sopra la testa mozzata. Dalla questa, però, uscirono alcune gocce di sangue che penetrarono nel midollo e nelle foglie e fu così che essi si indurirono e nacque il prezioso corallo.

Secondo Apollodoro (Bibliotheca 3, 3, 10), inoltre, il sangue che scorreva nelle vene della Gorgone fu donato da Atena ad Asclepio, dio della medicina: quello uscito dalla parte destra era un potete farmaco per risuscitare i morti e che il dio usava per curare i suoi pazienti.

Quello fuoriuscito, invece, dalla parte sinistra era una terribile arma per uccidere gli uomini. Ed è proprio questo uno dei potenti pharmaka di Medea (Seneca, Medea, vv. 828 ss.) e il veleno che Creusa usò nel fallito tentativo di uccidere Ione (Euripide, Ione, vv. 1000 ss.).

 

2.Adone

Era un bellissimo giovane conteso da Persefone e Afrodite. Zeus allora decise che avrebbe vissuto un terzo dell’anno da solo, un terzo con Persefone e un terzo con Afrodite. Adone, tuttavia, decise di trascorrere il terzo che gli spettava in solitudine con Afrodite, generando così l’ira del geloso Ares. Il dio allora lo fece uccidere da un grosso cinghiale.

Adone. Foto da Archivio Beazley.

Dal sangue perso e che raggiunse la Terra nacque l’anemone. Dalla sostanza (icore) fuoriuscita dal piede di Afrodite, quando si conficcò una spina correndo tra i rovi per raggiungere il suo amato morente, nacquero le rose rosse.

 

Anemoni. Foto da https://www.florablom.com/it.

 

3.Giacinto

Era un bellissimo principe spartano amato da Apollo e Zefiro e fedele compagno di Apollo.

Zefiro e Giacinto. Foto da Archivio Beazley.

Un giorno, mentre stava giocando a lanciarsi il disco col suo amato Apollo, rimase mortalmente ferito alla testa perché Zefiro, personificazione del vento dell’Ovest, aveva deviato per gelosia l’oggetto lanciato. Inutili l’intervento divino di Apollo e dal sangue sgorgato dalla ferita nacque l’omonimo fiore.

Giacinti. Foto da gittogarden.it.

 

4.Attis

Attis è collegato al culto di Cibele. Egli nacque da una mandorla caduta dall’albero nato dal sangue di Agdistis, quando gli dei lo evirarono tramutandolo in donna, e raccolta e posta da Sangaride sul suo grembo.

Attis e Cibele. Foto da Archivio Beazley.

Mida, re di Pessinunte, gli diede in sposa la figlia, ma durante i festeggiamenti Agdistis, gelosa del ragazzo, provocò la pazzia dei convitati e di Attis stesso che si evirò sotto un pino e morì. Agdistis raccolse i genitali tagliati, li avvolse in un panno e li seppellì e dal sangue nacquero le viole.

Viole. Foto da ohga.it.

 

Il sangue e la magia

Nel mito troviamo anche molti dei farmaci derivati dal sangue di creature pericolose, tutti ingredienti usati per scopi nefasti.

Vediamo qualche esempio:

1.Il sangue di Nesso

Deianira, moglie di Herakles, fu vittima della bramosia amorosa del Centauro Nesso, che tentò di farle violenza presso il fiume Eveno. Il colpevole fu ucciso dalle frecce di Herakles e prima di morire disse alla donna di conservare il proprio sangue perché con esso poteva creare un potente filtro d’amore. Deianira lo usò sul marito quando lui decise di abbandonarla per un’altra, ma si scoprì che in realtà quel sangue era un veleno e l’eroe morì tra atrici dolori.

Deianira offre una tunica intrisa del sangue di Nesso a Herakles. Foto da Archivio Beazley.

2.Il filtro di Prometeo

Era estratto dalla radice del fiore nato dal sangue del Titano e dal quale prende il nome.

Zeus punì Prometeo, colpevole di essere un benefattore degli umani, incatenandolo ad una roccia sul Caucaso e inviandogli un’aquila a divorargli il fegato, che ricresceva ogni volta per via dell’immortalità del Titano.

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Prometeo e Atlante. Coppa laconica (550 a.C.). Foto da flickr.com.

L’uccello fece colare il sangue del condannato nella terra e ne nacque un fiore alto un cubito (45 cm circa), con duplice stelo, una radice che sembra carne appena tagliata e dalla quale si ricava il filtro nero.

Il fiore era usato da Medea e per raccoglierlo era costretta a seguire un particolare rito: vestita di nero, si bagnava sette volte nelle acque e sette volte invocava Ecate.

3.Il sangue di Picoloo

Il Gigante si era invaghito di Circe e cercò di rapirla dalla sua isola. Fu così ucciso da Helios, padre della sventurata. Dal sangue dello sconfitto, una volta toccata la Terra, nacque l’erba moly, l’antidoto che Hermes diede a Odisseo per contrastare gli effetti della pozione di Circe che trasformava gli uomini in animali.

Hermes dà l’erba moly a Odisseo. Foto da Archivio Beazley.

Il non sangue degli dei

Nelle vene degli dei non scorre il sangue, ma l’icore, una sostanza bianca e velenosa per i mortali:

l’icore che scorre nelle vene agli dèi beati,
perché non mangiano pane, non bevono il vino lucente:
per questo non hanno sangue e sono chiamati immortali.

[Omero, Iliade, vv. 340-342. Trad. it. di G. Paduano]

 

Come si evince, quindi, il sangue è un elemento presente solo negli esseri mortali e, infatti, solo loro possono subire metamorfosi dopo la morte e rinascere a nuova vita. Gli dei, invece, essendo immortali, hanno già dentro di sé risolta la dicotomia vita/morte, pur essendo fortemente connessi al mondo mortale e degli Inferi.

Questo aspetto è fondamentale per apprezzare ancor più il significato recondito dei miti trattati e le implicazioni cultuali che ne derivano.

 

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