I Ciclopi sono esseri immortali legati a divinità del calibro di Zeus personaggi in episodi mitici che, seppur considerati non fra i più importanti dai più, sono in realtà fondamentali nella loro comprensione e del loro sviluppo. Ma procediamo passo passo…
Chi sono i Ciclopi?
Figli di Gea e Urano, sono esseri immortali e in origine erano tre. Fondamentale per fare la loro conoscenza sono le parole di Esiodo nella sua Teogonia:
i Ciclopi dal cuore superbo,
Bronte, Sterope e Arge dall’animo violento,
che diedero a Zeus il tuono e gli fabbricarono il fulmine,
i quali erano in tutto e per tutto simili agli dei,
ma un solo occhio si trovava in mezzo alla loro fronte.
Ciclopi era il nome con cui li si designava, perché appunto
un solo occhio rotondo campeggiava sulla loro fronte.
Potenza e forza e ogni genere di astuzia era nel loro agire
[Hes. Th. 139-146. Trad. it. C. Cassanmagnago]
Queste parole descrivono i Ciclopi su due piani, fisico e comportamentale: fisicamente sono immortali, presentano un solo occhio in fronte e sono di una potenza sbalorditiva; l’indole è altrettanto caratterizzante perché sono superbi, violenti e astuti. L’astuzia è un dono che ci si aspetta più nei grandi eroi del mito e addirittura è la caratteristica principale di Odisseo, uno dei nemici più famosi per un Ciclope. Qui, invece, essi non si mostro inferiori ai personaggi più conosciuti.
Passiamo adesso a leggere i versi nell’Odissea:
sconvolti nel cuore,
e dei Ciclopi alla terra, ingiusti e violenti,
Venimmo, i quali fidando nei numi immortali,
non piantano pianta di loro mano, non arano;
ma inseminato e inarato là tutto nasce,
grano, orzo, viti, che portano
il vino nei grappoli, e a loro li gonfia la pioggia di Zeus.
Non hanno assemblee di consiglio, non leggi,
ma degli eccelsi monti vivono sopra le cime
in grotte profonde; fa legge ciascuno
ai figli e alle donne, e l’uno dell’altro non cura.
[…]
Non hanno i Ciclopi navi dalle guance di minio,
non mastri fabbricatori di navi ci sono, che sudino
a far navi […].
[Hom. Od. 9, 105-115; 125-127. Trad. it. G. Paduano]
Troviamo nuovamente la violenza come caratteristica principale ma, a differenza di Esiodo, Omero si concentra sulla natura dei rapporti interpersonali all’interno delle famiglie stesse e con gli stranieri e sui valori fondanti dello loro società: non praticano l’agricoltura, ma si cibano di ciò che nasce spontaneamente; non hanno alcuna struttura sociale divisa in caste e relativi poteri e doveri, non hanno una spiccata volontà aggregativa neanche fra di loro né leggi; vivono isolati e lontani dai centri più sviluppati come una polis può essere. E, infine, fondamentale è il voler sottolineare che non possiedono imbarcazioni o mastri di fabbricazione. Questo significa che non sono aperti a uno sviluppo dei propri confini, spaziali e mentali: i Greci hanno leggi, solcano i mari, svolgono attività commerciali con altri popoli ed esportano il loro modello governativo nelle colonie; i Ciclopi non si curano neanche del loro prossimo più stretto.
Ciò che colpisce, infine, è che esisteva un’intera tribù e non solo pochi esemplari come forse si potrebbe dedurre dai miti giunti fino a noi.
I CICLOPI NELLA MITOLOGIA
Essi sono presenti in pochi episodi, anche se importanti:
1.
SEGREGAZIONE NEL TARTARO E DIVISIONE DELLE ARMI DIVINE
Secondo la versione di Apollodoro, Zeus si ribellò al padre Crono e ai Titani. Dopo dieci anni di guerra, Gea predisse a Zeus la vittoria se fosse stato aiutato dai Ciclopi che erano stati, però, rinchiusi nel Tartaro dal loro stesso padre, Urano. Il dio scese negli Inferi e li liberò dalle catene:
Fu allora che i Ciclopi donarono a Zeus il tuono, il fulmine e la folgore, a Plutone l’elmo, a Poseidone il tridente. Con queste armi essi sconfissero i Titani, e dopo averli rinchiusi nel Tartaro posero a sorvegliarli gli Ecatonchiri. poi gli dèi si spartirono il dominio con un sorteggio: a Zeus toccò il regno del cielo, a Poseidone del mare, a Plutone dell’Ade.
[Apollod. Bibliotheca 1, 2, 1. Trad. it. G. Paduano]
Zeus, Ade e Poseidone hanno rispettivamente fulmini, l’elmo che rende invisibile (usato anche da Perseo contro Medusa) di Ade e il tridente di Poseidone. Questi sono, infatti, anche alcuni degli attributi iconografici di tali divinità.
2.
POLIFEMO: AVVENTURA DI ODISSEO E L’AMORE DI ACI E GALATEA
Entrambi i miti mostrano aspetti atroci e crudeli del Ciclopee che confermano la descrizione che Esiodo in generale fa dei Ciclopi: furia assassina e odio nel primo caso; possessività e sete di vendetta e sangue nel secondo.
Nell’Odissea quelle contrapposizioni Ciclopi/Greci = Civiltà/Barbarie sono quanto mai evidenti e si confermano ancora una volta fondate le parole di Esiodo.
Ciclope, se mai qualcuno dei mortali ti chiedeil perché dell’orrenda cecità del tuo occhio,rispondi che il distruttore di rocche Odisseo t’ha accecato,il figlio di Laerte, che in Itaca ha casa.
Nel caso di Galatea, invece, il fulcro è il desiderio di possederla anche se il cuore della Ninfa apparteneva già al giovane Aci, brutalmente schiacciato sotto un enorme masso e ucciso perché rivale in amore. Nella versione di Teocrito nel suo Idillio 11 (Polifemo innamorato) si fa risalire questa passione già all’età giovanile di Polifemo, ma in età adulta si trasformò in ossessione.
Così dunque al meglio viveva il nostro Ciclope,
l’antico Polifemo, quando spasimava per Galatea,
e da poco la barba gli spuntava attorno alla bocca e sulle tempie.
Non con pomi o con rose o con riccioli manifestava l’amore,
ma con vere frenesie; e tutto il resto per lui non contava.
[Theoc. 11, 7-11; trad. it. B. M. Palumbo Stracca]
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