Se dovessi inventare una campagna culturale a colpi di hashtag di certo sarebbe: #iostocolbarbitos. Rendiamogli giustizia! Il barbitos è uno strumento a corde spesso rappresentato, ma quasi mai riconosciuto. Persino nell’Archivio Beazley, massimo supporto per gli studiosi di ceramica greca, è spesso identificato come una semplice lira. Facciamo chiarezza e riscopriamo questo affascinante strumento antico…
Il barbitos fa parte della sezione dei cordofoni, infatti è uno strumento a corde, ed era suonato con un plettro (plektron), fatto di materia dura (legno, corno, avorio, metallo, pietra preziosa) e con una particolare forma terminante con un uncino o a punta. Esso era fisso allo strumento perché attaccato tramite una cordicella. Per poter suonare si usava la stessa tecnica odierna per le chitarre: la mano destra col plettro e la sinistra pizzicava le corde dal lato opposto al ponte.
Questo strumento era adatto alle esecuzioni musicali che si svolgevano all’interno dell’ambiente domestico.
Sostanzialmente possiamo definirlo una sorta di lira più stretta e lunga, con la cassa di risonanza più piccola e la lunghezza delle corde maggiore: ciò conferiva un suono più grave. Per capire meglio questo strumento e le sue caratteristiche ti consiglio la lettura dell’articolo Gli strumenti musicali (2): la lyra.
Vediamo un esemplare di lira e uno di barbitos per capire subito le differenze:
Visto, simili ma diversi!
Come scritto nell’introduzione, l’Archivio Beazley è il massimo supporto per gli studiosi di ceramica greca (ti consiglio la lettura di Strumenti per lo studio della produzione vascolare per approfondire).
In esso, tuttavia, il barbitos non è mai riconosciuto come tale, ma identificato sempre come “lira”.
Adesso, invece, sì che siamo in grado di riconoscerlo e dare a questo affascinante strumento la giusta importanza! Il prossimo passo da fare è di spulciare tutti gli esemplari vascolari catalogati sotto la voce LYRE e riconoscere quelli raffiguranti il barbitos…tranquilli, sono solo 2480 vasi, che ci vuole!
Che ne pensi di queste opere? ti è piaciuto questo articolo? vuoi condividere con me e gli altri utenti un tuo pensiero o un approfondimento? hai qualche curiosità in particolare?
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N.B. Tutte le immagini dei vasi e delle gemme di questo articolo sono tratte dal Beazley Archive
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Come mai questo nome bizzarro? Da quale verbo deriva? Grazie per questa quinta puntata musicale!
Questo tuo interesse dimostra che hai aderito anche tu alla campagna #iostocolbarbitos e ciò riempie me e il bàrbitos colmi di gioia…grazie! Ok, ho perso di credibilità…
Ritorno alla serietà: il termine bàrbitos, secondo gli studiosi, ha origine frigia. In greco esso è associato al verbo βαρβιτίζω (barbitizo) che significa “suonare la lira” o “calmare o addolcire con la lira”. Non ci facciamo confondere, tuttavia, dalla traduzione imprecisa in italiano. In effetti i due strumenti, come scritto nel post, fanno parte della stessa famiglia e spesso, quindi, sono accomunati anche nella traduzione del termine.
Per spiegarmi meglio cito anche la lira e la kithara. Il termine λύρα (lyra) è associato al verbo λυρίζω (lyrizo) che significa “suonare la lira” o “cantare accompagnandosi con la cetra”. Come si può vedere anche in questo caso la traduzione è fuorviante in quanto la cetra sarebbe in realtà la κιθάρα (kithara), a sua volta associata al verbo κιθαρίζω (kitharizo) che significa “suonare la cetra” e, come abbiamo visto nei post riguardanti questi due strumenti, anch’essi spesso sono confusi. Sì, è un macello!
Il problema è che spesso la traduzione in un’altra lingua risulta imperfetta, sta poi a noi approfondire il contesto.
L’iconografia musicale è, infatti, un campo affascinante che aiuta nella comprensione degli strumenti perché supera i limiti della lingua e delle fonti scritte…
Spero di aver esaudito la tua curiosità… A presto e grazie ancora!
“Barbitos” m i ha ricordato l’origine della parola “barbaros” cioè “balbettare”, ma ho fatto il legame solo a causa della curiosa radice onomatopeica di “barbaros” e la bizzarria del “barbitos”.
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