Le raffigurazioni di nudo nella produzione vascolare greca sono numerosissime. Esse hanno spesso in comune, oltre alla nudità delle figure, un particolare termine greco, kalós (“bello”), in riferimento alla bellezza corporea che esse mettono in mostra.
Cerchiamo di capire insieme…
Il termine kalós è stato introdotto nell’iconografia intorno al 510-480 a.C.
È presente in scene di caccia, di palestra, di simposio (banchetto), di guerra, di corteggiamento, di corsa in armi, di danza armata (la cosiddetta pirrica). È presente anche in scene non di nudo.
In genere era riferito a giovani o adolescenti ed è presente secondo le seguenti formule:
- da solo (καλός)
- dopo il nome del giovane al quale è riferito (es. Elpinikos kalós, Elpinikos [è] bello)
- nella formula ho pais kalós (il fanciullo [è] bello). In questo caso ci si riferisce a ragazzi intorno ai quattordici anni.
Rare le iscrizioni riferite alle ragazze e alle donne. Se presente, tuttavia, il termine al femminile è kalé (“bella”).
Come di certo avrai intuito, forte è il legame con la sfera sfera sessuale ed erotica.
Se vuoi approfondire le scene erotiche, di corteggiamento e di simposio, in cui spesso il termine kalós è presente, ti consiglio la lettura dei seguenti articoli presenti nel blog: Il kottábos ovvero il gioco dell’amore e Sex&Drugs&Rock&Roll.
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