Età orientalizzante

L’età orientalizzante rappresenta il momento di acquisizione, da parte delle popolazioni di cultura greca, di alcuni motivi della civiltà orientale. Il sopravvento dei motivi orientalizzanti sui motivi geometrici avvenne in modo diverso: in Attica lo stile geometrico mostra una maggiore durevolezza, altrove invece cedette rapidamente al cambiamento.

 

CORINTO
Le caratteristiche:
  • per lo più di piccole dimensioni
  • spessore molto sottile
  • argilla fine, ben depurata, quasi bianca, che in cottura tende ad assumere i toni del giallo, del verdino, del camoscio
  • l’ornato è quasi sempre di tono miniaturisti: elementi subgeometrici di linee, fasce orizzontali e verticali, motivi a chevrons, corone di raggi, teorie di animali, fregi figurati a vocazione narrativa e mitologica
  • la decorazione è formata da piccole figure su registri sovrapposti. È resa con vernice con vernice la cui tonalità oscilla dal rossastro, al bruno, al nero.

 

Le forme

Il quadro morfologico si presenta decisamente più ricco rispetto a quello di età geometrica: accanto alle forme potorie (vasi per bere), compaiono piccoli contenitori per unguenti e olio profumati, gli aryballoi (ispirati a unguenti orientali e collegati all’impiego di essenze e sostanze odorose di questo periodo). Troviamo, inoltre, alabastron, kotyle, oinochoe, olpe e lekythos.

 

I pittori:

Nel complesso si tratta di una produzione ceramica piuttosto ricca, per la quale i maggiori studioso  (Payne, Amyx, Neft) hanno individuato una cinquantina di mani.

 

La cronologia

 

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Stile protocorinzio antico (PCA)

Nella decorazione vi è l’ingresso di nuovi elementi: uccelli, cervi, pesci, cani, leoni. Essi si dispongono senza un preciso ordine compositivo e in fregi sovrapposti da filetti e fasce. Il disegno è più realistico. Le figure sono di profilo o frontali. La tecnica è quella dei corpi tracciati a silhouette o a contorno.

Gli sfondi ospitano fitti riempitivi di rosette, trecce e spirali di chiara ascendenza orientale.

Difficilmente i vasi raccontano un episodio o una storia, ma compaiono scene tratte dal patrimonio mitico.

 

Stile protocorinzio medio (PCM)

Viene introdotta una nuova tecnica, quella “a figure nere”: i corpi tracciati a silhouette in nero o bruno, ma i particolari vengono incisi con linee sottili che fanno vedere l’argilla sottostante chiara. Il rosso e il bianco sono usati per sottolineare i particolari rilevanti (es. le chiome e il costato). Si usano anche sovraddipinture in vernice paonazza e gialla.

Personaggi e animali acquistano maggior chiarezza e monumentalità.

  • I Stile a figure nere:
    • le figure giganteggiano sul vaso, quasi costrette nei fregi. Diventano robuste e pesanti, cariche tuttavia di movimento
    • le prime rappresentazioni mostrano discontinuità narrativa
    • le figure documentano il patrimonio mitico delle popolazioni di tutta la Grecia: Zeus ed Hera, la morte di Achille, Elena e i Dioscuri davanti alla statua di Atena, il suicidio di Aiace, la lotta tra Zeus e i Giganti, il ratto di Elena, Centauromachie
    • compaiono scene di caccia contro immensi animali furiosi
    • presenti scene di opliti e cavalieri
    • policromia
  • II Stile a figure nere (rappresenta il culmine della produzione protocorinzia):
    • le forme sono calibrate e misurate. La bocca di alcuni aryballoi è a protome o a doppia protome femminile o a protome leonina. Sono presenti vasi completamente plastici a forma di civette, anatre, pernici e leoni
    • la decorazione è misurata e la ripartizione dei fregi è precisa
    • il modulo delle figure tende ad uniformarsi
    • le scene si rifanno alle saghe di Heracles e a quelle più tipicamente corinzie (es. Bellerofonte in lotta contro la chimera)
    • Caratteristica è la rappresentazione di combattimenti epici: fanti lottano non in duelli singoli ma in schiere ordinate
    • policromia più frequente

 

Stile protocorinzio tardo (PCT)

Le forme continuano ad essere quelle tradizionali, ma compaiono anche quelle di maggiori dimensiono come l’alpe (brocca con bocca rotonda con ansa a nastro) spesso decorata da elementi fittili a rotelle.

La decorazione:  le linee incise delle figure sono fini e manierate, la policromia si perfezona e i fregi si moltiplicano.

Il capolavoro di questa fase è l’olpe Chigi.

 

ATENE

Le officine ateniesi sono saldamente legate alla tradizione geometrica e  stentano a recepire i motivi della cultura orientalizzante. Questi compaiono solo verso il 710-705 a.C., ad opera del pittore di Analatos.

La ceramica ateniese di questo periodo è detta “ceramica protoattica”. Viene esportata raramente nelle prime due fasi, ma il suo influsso raggiunge l’Argolide, la Sicilia e l’Italia meridionale.

La cronologia
Protoattico antico 710-680 a.C.

I vasi sono stati rinvenuti ad Atene e in Attica, a Megara, Perachora, Argo, Egina, Thera e in Beozia.

Protoattico medio 680-630 a.C.

I vasi sono stati rinvenuti ad Atene e in Attica, a Megara, Perachora, Argo, Egina, Thera e in Beozia.

In esso è possibile notare tentativi inediti di distacco dal passato, che comportano una certa contraddittorietà delle officine. Nei vasi sono rapresentati mostri dal ventre enorme, posteriore magro e teste giganti.

Protoattico tardo 630-600 a.C.

Vi è un incremento commerciale continuo e le ceramiche vengono esportate sino in Etruria e in Egitto.

Le forme si canonizzano e la tecnica prevede l’uso del paonazzo (importata da Corinto) e dei colori bianco, nero e il colore di fondo dell’argilla. Lo slancio delle figure si attenua e si  notano già elementi di passaggio alla fase successiva.

 

ARGO

La produzione arriva non manifesta autonomia notevole. Esemplari sono rinvenuti ad Argo, Micene e Tirinto.

 

BEOZIA

I vasi caratteristici sono le anfore, i crateri, le situle, gli stamnoi, le pissidi, i kanthori e le oinochoai.

 

EUBEA E CICLADI

Sono accertate officine con autonoma fisionomia a Eretria, Paros, Naxos, Thera e Melos.

 

GRECIA ORIENTALE

Intorno al 660 a.C. compare l0 “stile a stambecchi”, dalla raffigurazione di animali più frequentemente dipinti sulle ceramiche, ed è assimilato da tutte le officine.

Le forme più caratteristiche sono il cratere, l’anfora, il deinos, l’oinochoe, la coppa, il piatto (a volte su alto piede).

I motivi decorativi sono vegetali stilizzati e la decorazione figurata comprende soprattutto figure di animali e di mostri. È caratteristica l’assimilazione di spunti anatolici e iranici.

 

CRETA

I vasi sono stati rinvenuti quasi tutti a Creta. Le esportazioni sono sporadiche e sono state documentate a Thera, Rodi, in Cirenaica, in Sicilia, in Italia meridionale.

Le forme più caratteristiche sono pithoi, urne funerarie, oinochoai, aryballoi, alabastro, kotylai, piatti, vasi plastici.

La decorazione è caratterizzata da elementi geometrici e da complessi motivi vegetali. Frequenti figure di uccelli e api e non mancano animali mostruosi, come sfingi e grifi. le figure umane possono essere isolate, con significato cultuale oppure riunite in scene funerarie o mitologiche.

Bibliografia

A. Giuliano, Storia dell’arte greca, Carocci, Bari 2008, pp. 87-104.

G. Bejor – M: Castoldi – C: Lambrugo, Arte greca. Dal decimo al primo secolo a.C., Mondadori 2013, pp. 60-73.

 

 

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