Se fossi un moderno James Bond, prendendo spunto da uno dei film più di successo della saga, intitolerei questo articolo “Dalla Sicilia con amore”: questa fu, infatti, la patria di uno dei giochi con valenza erotica più conosciuti dell’antica Grecia e largamente rappresentato sui vasi attici: il kóttabos.
Conosciamolo insieme…
Lo scopo del gioco era di colpire un bersaglio con le gocce di vino rimaste sul fondo della coppa (kylix), dedicando il gesto alla persona desiderata. In cambio al vincitore spettava un premio: una mela, dei dolci, una coppa o il bacio della persona a cui era dedicata il gioco.
Secondo le fonti antiche fu la Sicilia la patria di questo gioco e da lì si diffuse rapidamente nel mondo greco fino al III secolo a.C.
La tecnica era relativamente semplice: si infilava un dito nell’ansa (elemento caratteristico in ogni vaso in cui è rappresentato il gioco) e poi, con un rapido scatto del polso e allargando e flettendo le dita, i residui di vino che restavano nella kylix venivano gettati verso un bersaglio attraverso la stanza.
A secondo del tipo di bersaglio, il gioco poteva assumere svariate forme:
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Kóttabos kataktós
Il bersaglio consisteva in un piatto (plastinx) sistemato in equilibrio orizzontale in cima ad un’alta asta. Una volta colpito dal vino, questo cadendo urtava una padellina (manés) posta a metà asta provocando un enorme fracasso.
Una variante di questa forma è un bersaglio a forma di uccello con la testa a forma di fallo, posizionato su un piccolo tripode, a sua volta su un piatto. Questo sottolinea ancor più la valenza erotica del gioco.
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Kóttabos en lekáne
Il bersaglio erano delle navicelle o cupolette che fluttuavano in un bacino (lekáne) pieno di acqua posto in mezzo ai convitati. Per vincere bisognava farle rovesciare.
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Il gioco si basa, dunque, sulla rottura dell’equilibrio del bersaglio, a simboleggiare il vacillare di un innamorato di fronte alla persona desiderata e, infatti, ciascun lancio era ad essa dedicato.
La formula di rito era soi + nome dell’amato (un esempio si trova nella hydria di Phintias, su cui si legge “soi tendi Euthymidei” = “Per te questo, Euthymides”).
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Interessante questo articolo su un’argomento curioso e poco conosciuto.Lo rebloggo per ampliarne la voce.
Grazie
Daniela
Grazie mille, Daniela, per aver ribloggato il mio articolo sul tuo blog. Spero di crescere e ampliare così i miei followers!
te lo auguro di cuore,il tuo blog è interessante 😉
L’ha ribloggato su Il Canto delle Muse.
Non ne avevo mai sentito parlare, continua così Daniela, con queste curiose e preziose storie!
Ciao Papagena49, sono felice che hai trovato il mio articolo interessante. La ceramica antica offre una miriade di curiosità e preziose storie e mi piace raccontarle e farle conoscere! Di sicuro troverai interessanti anche gli altri articoli, buona lettura (se ti va)!
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